domenica 30 gennaio 2011

Stralci di vita

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“Cerchiamo di analizzare questi eventi con una mente libera da preconcetti. Per farlo prima facciamo un passo indietro e stabiliamo un metodo che posso poi essere espanso fino al punto che ci interessa.

Partiamo quindi dalle congiunzioni celesti. Possiamo parlare di congiunzioni tra gli astri, perché dal nostro punto di vista il resto dello spazio ci appare come proiettato su una superficie sferica bidimensionale. Quindi noi da un punto dello spazio tridimensionale, possiamo dire che due astri sono in congiunzione quando questi occupano la stessa posizione sulla volta bidimensionale, ma sappiamo che in realtà, nello spazio tridimensionale i due astri sono soltanto allineati con il nostro punto di osservazione. Quindi in sintesi possiamo definire una congiunzione perché osserviamo da uno spazio con una dimensione in più di quello osservato.

Ora converrete con me che se invece di due astri puntiformi, volessimo osservare le congiunzioni tra piani infiniti, per farlo dovremmo poter andare in uno spazio con una dimensione in più rispetto a quello in cui esistono i suddetti piani, così da poter proiettare questi ultimi e trattarli allo stesso modo degli astri nella volta celeste bidimensionale.

Prendiamo per vera questa situazione, partendo dal presupposto che questa serie di scatole ad incastro ricorre in moltissimi esempi naturali, e quindi vediamo che conseguenze porta.

Ora un corpo celeste puntiforme in realtà se osservato da vicino (magari tramite un cannocchiale gnomesco) non ci appare come tale, ma bensì con due dimensioni apparenti (sappiamo che in realtà sono 3, ma rimane l'effetto della proiezione). Il concetto di congiunzione come sovrapposizione perde quindi senso se osserviamo corpi non puntiformi.

Nel caso dei piani che consideriamo infiniti, questa accezione di “congiunzione” è totalmente priva di significato, perché ci sarebbe sovrapposizione costante in tutto lo spazio infinito occupato dai piani. Ma se prendiamo in considerazioni che le congiunzioni planari avvengono solo quando si ha una sovrapposizione di zone specifiche all'interno dei piani in esame, possiamo facilmente risolvere il dubbio. Quali sono queste zone? Si tratta per lo più di zone tra cui sussiste un certo tipo di legame, l'esempio più facile è un legame divino, come potrebbe essere quello tra il piano di esistenza su cui risiede una particolare divinità e un piano in cui c'è un qualche tipo di legame con tale divinità. In quei due punti i flussi di energia divina distorcono lo spazio mettendo in congiunzione i due piani. Questo è quello che possiamo osservare durante alcune celebri quanto rare festività religiose, durante le quali si aprono piccoli e instabili portali che fanno fluire l'energia verso la zona a minore concentrazione (solitamente il piano materiale) dando luogo a fenomeni straordinari.

Nuovamente, però, poniamoci il problema di cosa accade se pensiamo che un reame divino in realtà non è una zona puntiforme, ma una zona estesa nello spazio. Di nuovo ci troviamo nella situazione di non poter parlare di sovrapposizione. Se però i nostri precedenti ragionamenti sono consistenti, dovremmo avere determinati punti all'interno dei singoli piani, che ciclicamente (anche se in cicli molto ampi) vanno a coincidere tra loro. Quando questi punti di accumulazione di energia, che si tratti di potere divino o di energia arcana, entrano in congiunzione, ci troveremmo di fronte ad un tale livello di sovrapposizione che gli effetti dovrebbero essere di portata inimmaginabile.

Analizziamo ora alcuni accadimenti, di cui specificheremo di volta in volta la fonte, che potrebbero essere connessi a tali eventi.”

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Estratto da “De motibus planorum” ad opera dell'Arcimago Zardoz.